Abbazia di San Lorenzo e San Salvatore al Lanzo
(Abbadia Ardenghesca)
L’abbazia deve il suo nome agli Ardengheschi e al torrente Lanzo che ne lambisce la proprietà. Il sito, ubicato in un profondo vallone, dista pochi chilometri dall’abitato di Civitella ed è parzialmente visibile dalla strada statale che dal paese conduce a Siena.
Dell’antico complesso monastico rimangono i fabbricati, più volte rimaneggiati nei secoli, relativi al chiostro e alla chiesa, la cui facciata in pietre di travertino, pressoché originale, è arricchita con elementi decorativi che richiamano lo stile dell’Abbazia di Sant’Antimo, facendone uno dei gioielli architettonici più significativi del territorio comunale. Oggi dell’edificio religioso rimane solo la navata centrale, mentre le due minori, entrambe absidate, sono andate in rovina e conseguentemente rimosse nel corso del Cinquecento. L’impostazione a tre navate peraltro è abbastanza inconsueta, poiché la maggior parte delle chiese monastiche della zona si presentano con un impianto a croce latina.
Nonostante manchi l’atto di fondazione, alcuni storici ritengono che furono proprio gli Ardengheschi i fondatori di San Lorenzo al Lanzo, probabilmente tra la fine del X e gli inizi dell’XI secolo, quando si andava consolidando il loro dominatus loci su un territorio che si estendeva dall’area di Civitella fino ai dintorni di Siena. Questa ipotesi è sostenuta anche da Patrizia Angelucci nel suo corposo studio sulla abbazia e sugli Ardengheschi ed è avvalorata da un breve recordationis stipulato presso il castello di Montacuto (Pari) nel 1108, primo documento che attesta i rapporti tra il monastero e la famiglia comitale, in cui un certo conte Bernardo di Bernardo e sua moglie Stefania confermano la donazione, fatta precedentemente da un conte Ranieri (il fondatore?), della corte e del castello di Civitella all’abate Lamberto.
Il cenobio benedettino raggiunse la sua massima estensione territoriale sul finire del XII secolo, arrivando ad ottenere l’appoggio imperiale e la protezione papale che le garantirono autonomia amministrativa, diritti sulla riscossione delle decime e indipendenza spirituale contro le ingerenze del clero secolare. Tali premure non furono sufficienti, tanto che, nel 1202, l’Abbazia e gli stessi conti Ardengheschi, con i loro rispettivi possedimenti, furono ufficialmente sottoposti a Siena. Durante il XIII secolo assistiamo ad una progressiva erosione del suo patrimonio, quando, per via della crisi del sistema produttivo benedettino e del conseguente cronico indebitamento, furono venduti terreni, soprattutto a ricche famiglie senesi. Questa pratica portò ad un irreversibile impoverimento dell’ente, aggravato anche da un profondo decadimento spirituale, da cui non si risollevò nemmeno in seguito ad alcuni tentativi di riforma attuati nel corso del XIV secolo. In seguito al perdurare della crisi, nel 1440, l’abbazia fu posta sotto la giurisdizione di Santa Maria degli Angeli di Siena. Anche la situazione degli edifici era pessima: la chiesa mancava, tranne una piccola porzione sopra l’altare, di tutto il tetto ed era abitata solamente da un monaco. Questo declino, sul finire del XVI secolo, porterà alla demolizione delle due navate laterali, mentre sappiamo dal Gherardini che nel 1676 il luogo non era più abitato. Nel 1780 il convento senese viene soppresso e l’abbazia viene unita alla parrocchia di Santa Maria in Monte di Civitella con l’obbligo di celebrarvi la messa nel giorno di S. Lorenzo.
Dal 2017 l’Associazione Archeologica Odysseus, in accordo con la parrocchia di Civitella Marittima, si occupa di effettuare manutenzioni e pulizie ordinarie intorno all’edificio religioso. Contemporaneamente ha intrapreso uno studio delle sottostrutture attraverso indagini geofisiche per comprendere e ricostruire l’originario impianto dell’edificio.