14 Novembre 2007
Da Il Tirreno-Grosseto dell’11 novembre 2007 | Scarica il PDF.
Le scienze che studiano il passato hanno trovato a Casal di Pari tutti quegli stimoli che uno studioso, un archeologo, sogna fin da bambino. Lo si comprese subito, che la tomba di Casenovole, risalente al periodo romano-ellenistico (tra il III e il I secolo avanti Cristo), ritrovata intatta nell’agosto scorso, rappresentava una scoperta straordinaria. Ieri è giunta l’importante conferma.
Per la prima volta i tesori sono stati mostrati al pubblico e l’èquipe del professor Francesco Mallegni ha parlato dei reperti e delle ceneri (uomini, donne e, forse, caso eccezionale, un bambino) rinvenute in quelle urne a due metri di profondità. Gli studi sulla “Tomba del Tasso» (così è stata ribattezzata l’area del ritrovamento) sono iniziati già a fine agosto. La soprintendenza ha incaricato l’èquipe del professor Francesco Mallegni. La dottoressa Barbara Lippi e il dottor Giacomo Michelini hanno effettuato a Grosseto una serie di esami sui 25 contenitori (3 urne in pietra, 3 vasi di bronzo e 19 in ceramica) per risalire al numero degli individui cremati. Poi il materiale è stato portato a Pisa, al laboratorio di paleoantropologia, per le analisi più approfondite e nei giorni scorsi è tornato a Casal di Pari per essere esposto. «Mischiati alle ossa cremate – hanno precisato gli studiosi – sono stati trovati piccoli gioielli d’oro, monete in bronzo, che hanno permesso di ipotizzare il sesso degli individui corredati da questi oggetti e il periodo a cui la tomba appartiene». Il complesso lavoro di approfondimento su ciò che è stato riportato alla luce a Casenovole ha visto e vedrà lo scambio interdisciplinare tra antropologi e archeologi, tra la dottoressa Gabriella Barbieri della Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana e l’associazione locale Odysseus. Il professor Mallegni, invece, seguirà anche nei prossimi mesi gli esami sul materiale osteologico umano risalente a oltre duemila anni fa. «Evidenziare ascendenze e capire di quali etruschi stiamo parlando – hanno spiegato ancora gli esperti dell’ateneo pisano – è molto complesso, perché il materiale osteologico si presenta cremato, per cui le parti organiche utili per le indangini paleogenetiche andarono già all’epoca distrutte; tuttavia questo materiale si adatta bene a studi demografici, nutrizionali e patologici». Il gruppo dell’Università di Pisa, peraltro, ha una grande esperienza grazie agli innumerevoli campioni analizzati in Italia, ma soprattutto in Libia, dove i reperti cremati sono tantissimi poichè in alcuni periodi la cremazione è stata l’unica tipologia di trattamento dei cadaveri.
Tra le novità emerse ieri, nel corso del convegno (a cui hanno presenziato, tra gli altri, il sindaco di Civitella-Paganico Paolo Fratini, la dottoressa Barbieri per la Soprintendenza e l’archeologo del posto Andrea Marcocci per l’associazione Odysseus), quella che uno dei defunti si chiamava Lars (o Lart), iscrizione ritrovata su un piatto. Non solo. È stato fatto chiaramente intendere che gli scavi intorno alla Tomba del Tasso potrebbero avere un seguito, la prossima estate. Gli Odysseus chiederanno alla Soprintenza un supplemento di indagine. Quest’area, infatti, è ricca di “segnali”. Nelle vicinanze di Casal di Pari, per esempio, doveva esserci un insediamento abitativo: qualcuno sostiene che fosse proprio a Casenovole. È in corso un’accurata ricognizione sul territorio.
Gabriele Baldanzi