20 Novembre 2011
Da Il Tirreno, Grosseto, 2 novembre 2011
I greci lo consumavano fin dall’età di Pericle, i romani lo usavano sia per i dolci che per i contorni di salse mentre gli etruschi vi accompagnavano il percorso del defunto nell’oltretomba, come simbolo d’immortalità.
È l’uovo, un prodotto straordinariamente nutritivo ma anche un simbolo ancestrale di rinascita, come dimostra la scoperta effettuata in questi giorni vicino a Casale di Pari. Sorpresa. Tre gusci d’uovo di gallina risalenti a 2.200 anni fa e deposti dai nostri antenati sono affiorati in questi giorni nella piccola tomba a camera etrusca appena scoperta sotto al castello di Casenovole. La tomba è giunta alla luce venerdì dopo una segnalazione dell’associazione archeologica Odysseus, da cui è partito lo scavo d’urgenza effettuato all’interno della proprietà privata del maniero dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana: centinaia di ettari immersi in una vegetazione rigogliosa e tra i quali, nel corso degli anni, sono spuntate qua e là sepolture millenarie.
Compresa quest’ultima: una piccola ma preziosa tomba risalente al 3º-2º secolo a.c. e che – spiega la Soprintendenza – si caratterizza per un’unica deposizione con scarsa suppellettile di corredo. La scoperta, avvenuta per caso, non è finita qui ma ha riservato un’altra sorpresa perché, nella polvere, hanno iniziato a farsi luce alcuni gusci d’uova quasi interamente conservati, seppure ricoperti di concrezioni calcaree, da interpretarsi verosimilmente come pasto funebre lasciato dagli etruschi al momento della deposizione del defunto. «I gusci sono almeno tre e – spiega la Soprintendenza – dovremo effettuare analisi specifiche per verificare se fossero state offerte crude o cotte. In ogni caso si tratta di un caso non frequentissimo di offerta di pasto funebre (il defunto aveva necessità di cibo anche nell’oltretomba) che poteva avere anche significati simbolici». L’uovo come simbolo di resurrezione e rinascita, insomma, com’era nell’usanza rasennate. La scoperta maremmana assume un certo valore dal punto di vista paleonutrizionale visto che «è piuttosto raro trovare gusci d’uovo in buono stato di conservazione. Sarà dunque interessante – prosegue la Soprintendenza – analizzare i resti cremati e intrecciare il dato ottenuto con quelli desumibili dal resto del corredo. Anche per i resti cremati saranno effettuate analisi nel laboratorio di paleoantropologia della Soprintendenza fiorentina».
Il percorso è complesso anche da un punto di vista della valorizzazione – sottolinea il funzionario di zona, Maria Angela Turchetti – poiché prevede la salvaguardia del sito, la messa in sicurezza delle strutture e la loro conservazione, il restauro dei corredi, il loro studio e, auspichiamo, la loro fruizione pubblica attraverso la pubblicazione dei risultati, mostre temporanee o permanenti, e preferibilmente una “musealizzazione” in loco». Sepoltura e uova sono venuti alla luce grazie alla collaborazione istaurata negli ultimi anni tra Comune di Civitella Paganico, associazione archeologica e Soprintendenza, e alla disponibilità dei privati proprietari dei terreni. Praticamente un lavoro di gruppo che – nonostante la crisi dei fondi dell’archeologia – già tra 2007 e 2009 ha portato a scoprire una significativa porzione di necropoli al servizio di un piccolo abitato etrusco.